L’organizzazione è movimento

«La complessità è la proprietà di un sistema modellizzabile suscettibile di mostrare dei comportamenti che non siano tutti pre-determinabili (necessari) anche se potenzialmente anticipabili (possibili) da un osservatore intenzionale di questo sistema».

Valéry

I modelli di management fino a qui praticati si sono sempre proposti di recuperare efficienza cieca, senza curarsi delle implicazioni generate dal aumento della complessità generata sulle persone.

In sostanza il passaggio da una organizzazione verticale ad una reticolare-orizzontale avviene imparando a osservare il mondo, gli asset di una impresa: con una lampada e non con la torcia che illumina il solo particolare.

Abbiamo da un lato le teorie tradizionali di management, dove il manager è un osservatore che osserva una realtà oggettiva, pre-determinata. Il manager qui è orientato agli aspetti funzionali, alla ricerca del nesso di causa-effetto. La sua posizione è al centro del sistema. Il sistema è altamente dipendente gerarchicamente. Dall’altro (si vedano i contributi di sociologia di Edgar Morin) il manager è parte del sistema, quindi è parte del movimento.

Il movimento è dato dalla assunzione che le informazioni modificano continuamente le relazioni tra le parti in un loop continuo auto-configurante, e ciò fino a quando il sistema non avrà bisogno di compiere un salto, un cambio di stato, in quanto il sistema non riesce più a contenere le nuove dinamiche. Cosa succede quando si sottopongono le molecole dell’acqua al calore? L’acqua da liquida diventa vapore. Cambia di stato.

Propongo alcuni suggerimenti pertinenti a quanto stiamo argomentando che riprendono le osservazioni dello psicologo cognitivista Ulrich Neisser:

  • Imparare a gestire le dinamiche delle configurazioni dinamiche.
  • Non servono modelli di management, appena impiegati sono già obsoleti e ingessano (rallentano) le relazioni tra le persone e i processi.
  • Imparare a capire i movimenti, non accontentarsi delle fotografie statiche della realtà (passato).

Quale è il principio che regola la semplicità nelle organizzazioni: il naturale adattamento delle organizzazioni, dove il movimento-cambiamento è dato dal rapporto tra l’informazione e la relazione, dove dentro tale rapporto si genera la conoscenza necessaria per governare la complessità e capire dove intervenire per ridurre la complicazione.

L’innovazione delle tecnologie digitali basate sulle geometrie a rete destruttura drammaticamente le organizzazioni, creando flussi di nomadismo che si muovano senza muoversi, e nello stesso tempo non si muovono pur muovendosi.

Dunque parlare di organizzazione e dunque parlare di informazioni e di relazioni che danno al management le leve per imparare a valutare prima se si è già vicini al cambiamento di stato (salto quantico), poi a pensare il cambiamento. In velocità.


Gianni Previdi

Per leggere l’articolo completo: https://www.gianniprevidi.net/lorganizzazione-e-movimento/

Immagine di copertina: simplilearn.com

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