STRATEGIA NAZIONALE: Intelligenza artificiale, all’Italia servono governance e sinergie

Sul fronte dell’Intelligenza artificiale, l’Italia deve creare le giuste sinergie per essere rappresentata sui tavoli internazionali. Solo guardando questa innovazione nel contesto più ampio delle altre tecnologie sarà possibile puntare sull’infrastruttura digitale per il benessere delle persone e dell’ambiente. Per questo occorre avviare un’azione di coordinamento e un forum di discussione per non disperdere le forze e farsi trovare pronti a impegnare bene le risorse messe a disposizione dell’Unione europea.

L’iter verso la strategia nazionale per l’IA

In questi giorni si concluderà la consultazione pubblica sulla “Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale”, predisposta dal MiSE sulla base del lavoro del gruppo di esperti selezionati due anni fa. L’Italia sconta un ritardo nell’invio del documento alle istituzioni europee. Sarà la volta buona? Il documento appare ridotto rispetto al lavoro fatto dagli esperti e molto sintetico, tant’è che potrebbe non essere idoneo a rappresentare una strategia complessiva. Sarebbe da chiarire perciò se il documento rappresenti solo la posizione del MiSE o dell’intero Governo. Eppure le novità non mancano. L’idea di avviare i dottorati di ricerca sull’intelligenza artificiale è apprezzabile, così come l’annuncio del Governo di voler istituire a Torino l’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale.

Riassumendo, a luglio 2020 il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato un primo documento con le proposte per la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale. Il documento si componeva di 120 pagine, frutto del lavoro del gruppo di esperti selezionati dal MiSE che avevano recepito le osservazioni pervenute a seguito di una prima consultazione pubblica conclusa lo scorso anno. La strategia era strutturata in tre parti: la prima è dedicata all’analisi del mercato globale, europeo e nazionale dell’Intelligenza Artificiale. La seconda parte descrive gli elementi fondamentali della strategia, mentre la terza approfondisce la governance proposta per l’AI italiana e propone alcune raccomandazioni per l’implementazione, il monitoraggio e la comunicazione della strategia. Una visione – quella proposta – con una chiara impronta antropocentrica e orientata verso lo sviluppo sostenibile. Veniva specificato che il documento sarebbe stato alla base della definizione della strategia italiana nell’ambito del Piano Coordinato europeo. Il primo ottobre 2020, come anticipato, il MiSE ha dato avvio a una seconda consultazione pubblica sul documento, elaborato dallo stesso MiSE, denominato Strategia Nazionale per l’Intelligenza Artificiale.

La consultazione pubblica è in corso, per terminare il 31 ottobre. Questo nuovo documento, che si compone di 20 pagine, sebbene appaia a grandi linee in continuità con il precedente, si presenta in una versione molto più schematica e semplificata. Un documento “lieve”, a fronte del lavoro svolto dagli esperti, che sicuramente non è in grado rappresentare il testo definitivo da inviare alle istituzioni europee come rappresentativo della strategia nazionale. L’Italia sconta un ritardo nell’invio all’UE della propria strategia nazionale, quindi, occorrerebbe valutare bene, dopo circa due anni di lavoro, se sia opportuno o meno esporsi con un documento così troppo schematizzato. Sarebbe anche da chiarire il grado di coinvolgimento degli esperti MiSE nell’elaborazione di questo secondo documento e se questo rappresenti la posizione del solo MiSE o dell’intero Governo.

L’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale

L’annuncio del Governo di voler istituire l’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale, con sede a Torino, è apprezzabile. Una scelta che risponde all’esigenza di incrementare l’offerta di alta formazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Dal punto di vista operativo, l’Istituto Nazionale dovrebbe contare, a regime, su un organico di un migliaio di persone e su un budget annuale pari a circa 80 milioni di euro. In questo sistema Torino sarà hub di riferimento con laboratori centrali e un organico di 600 addetti; sono previsti anche 7 centri, specializzati nei settori prioritari individuati[1], che lavoreranno in connessione con centri di ricerca e università già attivi. Anche il Dottorato nazionale in Intelligenza artificiale è una decisione lodevole, anch’essa in ottica di ampliamento dell’offerta di alta formazione specialistica. Nato sotto il coordinamento del Cnr e dell’Università di Pisa, il Dottorato (PhD-Ai.it) si articolerà in cinque corsi, promossi sul territorio nazionale da raggruppamenti di università ed enti pubblici di ricerca, ciascuno coordinato da un’università capofila.

Sarà cruciale individuare sinergie e forme di coordinamento per rafforzare la qualità dei percorsi di studio di alta formazione (MiSE, MUR, Fondazioni e Università) e creare network collaborativi di filiera, per aumentare le esperienze di apprendistato sul campo; così come trasferire l’IA al mondo produttivo e portarla sul terreno delle PMI e delle pubbliche amministrazioni. Mettere insieme tutte queste realtà e riuscire a trovare una governance comune è uno dei principali compiti che andrebbe assegnato al nuovo Istituto. L’auspicio, infatti, è che la nascente struttura abbia effettivamente una rete di istituti satellite, ramificati territorialmente, in grado di creare sinergie, un vero e proprio network, con l’obiettivo di coordinare le diverse attività di ricerca in questo campo. Solo così, l’Istituto nazionale potrà rappresentare l’Italia sui tavoli internazionali e parlare a nome del Paese in qualità di portavoce unico dell’intera comunità di riferimento.

Il digitale per il benessere equo e sostenibile

L’Intelligenza artificiale è un’opportunità di sviluppo del Paese che va colta in connessione con altri trend tecnologici (5G, Industria 4.0, Blockchain, sicurezza dello spazio cibernetico, IoT, strutture di supercalcolo). Tutte insieme queste tecnologie rappresentano un’unica e speciale “infrastruttura digitale” del Paese, il suo sistema nervoso. Utilizzata in un nuovo modello economico e sociale, questo sistema infrastrutturale sarebbe in grado di garantire uno sviluppo equo e sostenibile. L’Europa sta facendo passi avanti in questa direzione: spingendo verso un’economia circolare, definendo una serie di indicatori misurabili e condivisi per superare il PIL e ricercando una strategia di evoluzione delle nuove tecnologie e dell’IA in particolare, che eviti effetti negativi e generi un aumento del benessere per le persone e l’ambiente. In questo senso, gli investimenti nell’IA sono uno dei principali pilastri dei progetti da sviluppare grazie al Next Generation EU.

In questa cornice, la Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale elaborata dal MiSE ha un forte ancoraggio ai principi dell’antropocentrismo, dell’affidabilità e della sostenibilità. Nel documento è riportato che “L’IA deve essere al servizio delle persone, garantendo una supervisione umana, prevenendo i rischi di inasprimento degli squilibri sociali e territoriali potenzialmente derivanti da un suo utilizzo inconsapevole o inappropriato. L’IA deve essere progettata e realizzata in modo affidabile e trasparente, per una sua accettabilità consapevole e una intrinseca robustezza affinché sia adottabile in ogni ambito produttivo e capace di rispondere alle sfide sociali del nostro Paese. L’IA deve generare opportunità di crescita e di benessere per tutti gli individui, in linea con i principi contenuti nell’articolo 3 della Costituzione italiana”.

 

Fonte: Gianpiero Ruggiero (www.agendadigitale.eu)

Immagine di copertina:  Gerd Altmann da Pixabay

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