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Ologrammi, gemelli digitali e realtà virtuale estesa: Samsung disegna già il 6G
I quattro megatrend 6G
Samsung ha individuato in macchine connesse, intelligenza artificiale applicata alle comunicazioni wireless, flessibilità delle comunicazioni mobili e obiettivi sociali le tendenze di riferimento per il 6G. Entro il 2030 si stima che il numero di dispositivi connessi possa raggiungere quota 500 miliardi di unità. Si pensi non solo agli smartphone, ma anche auto, robot, visori di realtà virtuale, sistemi olografici. Comprensibile quindi l’esigenza di una nuova infrastruttura mobile più potente.
Per quanto riguarda l’Ai, la convinzione diffusa è che applicata alle comunicazioni wireless possa migliorare le prestazioni a fronte di una riduzione delle spese di investimento e gestione. Di fatto ottimizzerà lo sviluppo, migliorerà il posizionamento delle antenne, agevolerà la risposta alle criticità e consentirà di affrontare fluidamente ogni potenziale scenario. Senza contare la possibilità di allocare l’intelligenza artificiale sempre più vicino alle aree di applicazione.
Il netto miglioramento prestazionale dei processori centrali (Cpu) e delle unità grafiche (Gpu) ha permesso alle funzionalità di rete di sfruttare sempre di più il software. Una sempre più evoluta prospettiva open source consentirà di agevolare lo sviluppo, ridurre i tempi per lo sbarco sul mercato di novità e promuovere l’interoperabilità.
Infine l’iperconnettività del 6G potrebbe ridurre le differenze fra le infrastrutture nazionali agevolando l’accesso a informazioni, risorse e servizi sociali. “In sintesi, le comunicazioni mobili 6G svolgeranno un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite e contribuire alla qualità e alle opportunità della vita umana“, sottolinea il libro bianco di Samsung.
Nuovi servizi oggi impossibili
Il 6G consentirà di abilitare nuovi servizi che oggi non sarebbero possibili a causa delle ingenti risorse richieste. Il primo è senza dubbio quello riguardante la vera realtà immersiva estesa (XR), che include realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista. Attualmente la realtà aumentata con risoluzione 8K (da un milione di pixel) richiederebbe almeno una connessione a 55,3 Mbps ma immaginandone una versione più coinvolgente e reale a 16K UltraHd bisognerebbe disporre di almeno 440 Mbps. Lo stesso vale per la realtà virtuale 16K UltraHd che richiederebbe 900 Mbps.
Il rendering ad altissima risoluzione consentirà sui dispositivi mobili di disporre di ologrammi 3D ad alta fedeltà. In pratica riproduzioni tridimensionali fedeli alla realtà che ricordano molto quanto già visto nella letteratura e cinematografica fantascientifica. Su un cellulare questo sarebbe possibile con almeno 580 Mbps. Sensori avanzati, Ai e comunicazione wireless consentiranno poi di replicare qualsiasi oggetto o elemento in una dimensione virtuale. Duplicare virtualmente e con precisione un’aerea fisica di un metro per un metro avrebbe bisogno di un miliardo di pixel e quindi una connessione da 800 Mbps e una sincronizzazione constante da almeno 100 millisecondi.
Le tecnologie di riferimento
L’architettura 6G, sempre secondo Samsung, non potrà che sfruttare le frequenze millimetriche nella soglia del terahertz per ottenere le migliori prestazioni. Ovviamente l’idea è che possa affiancare le tecnologie precedenti, quindi coprire uno spettro che va dai massimo 6 Ghz (gigahertz) del 4G, ai 110 GHz del 5G fino a 3.000 GHz. Per raggiungere questo obiettivo dovranno essere impiegate antenne di nuova generazione, la tecnologia Mimo (multiple-input e multiple-output) ed evoluzioni di altre tecnologie già impiegate nel 5G come il duplex avanzato, la topologia di rete e la condivisione dello spettro per aumentare l’efficienza dell’utilizzo della frequenza.
Fonte: www.wired.it (Dario d’Elia)