Innovazione “nominale” …
Mentre in queste ore si sta esaminando il piano “Colao” e si attendono i risultati dei così detti “Stati generali” in ordine al rilancio del sistema paese, leggendo quanto riportato da Il Sole 24 ore del 14.6.2020 sui ritardi atavici (e colpevoli) su quanto già deliberato (su cosa fare) sugli investimenti per l’innovazione digitale, cadono letteralmente le braccia di fronte alla incapacità operativa (su come farlo) della classe dirigente politica italiana.
Ma veniamo a quanto riportato dal quotidiano:
1-Banda larga
A che punto siamo
Per finalizzare in tutte le regioni il “Piano aree bianche” si posticiperà al 2023, mentre slitta al 2021 il bando per le “aree grige” (dove vi è un solo operatore TLC).
Cosa blocca
La farraginosità delle migliaia di autorizzazioni in sede locale.
2-Blcockchain e Intelligenza artificiale
A che punto siamo
Per la “strategia” sulla intelligenza artificiale si attende la versione definitiva dopo l’ennesima consultazione (mentre in sede Europea si è già affrontato il tema). Per la blockchain è stata annunciata un’altra consultazione, pare per fine giugno.
Cosa blocca
La “convergenza politica” tra i vari attori. In realtà sospetto che questi personaggi non sappiano di cosa si stia parlando, quindi appaltano il tutto ai consulenti esterni (per non prendere le decisioni) …
3-Venture capital
A che punto siamo
Il DL rilancio ha stanziato 517 milioni per un fondo dedicato al “tech transfer” e anche per la creazione di una Fondazione (ancora un’altra?) che dovrà costituire l’agenzia ENEA.
Cosa blocca
Discordia in sede MISE e tra le forze politiche che non vorrebbero ulteriori sovrapposizioni con il già costituito “Fondo nazionale innovazione”.
4- Tecnologie emergenti
A che punto siamo
La manovra 2019 varò un Fondo di 45 milioni (per rabbrividire si veda cosa hanno investito altri Paesi) per le tecnologie basate sulle blockchain, intelligenza artificiale, IoT. Peccato che manca ancora il “regolamento” che assegna la gestione alla agenzia ENEA.
Cosa blocca
Dopo diverse diatribe tra il MISE e il MEF, pare che il DPR sia in stand bye presso il Consiglio di Stato.
5- Identità digitale
A che punto siamo
Si sta ancora discutendo sul riassetto delle “identità digitali”, pare emerga l’orientamento affinché sia lo Stato ad emettere i token digitali direttamente.
Cosa blocca
La inevitabile (a questo punto, mancando originariamente di visione e di strategia) sovrapposizione con la “Carta d’Identità elettronica” e la “lotta” per la governance Pago PA – Poligrafo di Stato.
6- Competence centre 4.0
A che punto siamo
Pare entro il 2020 la preselezione dei centri candidabili per il progetto EU del Digital Innovation Hub.
Cosa blocca
Il cambio di rotta del MISE rischia di creare ulteriore incertezza a partire da quelli già attivi ed avanzati. Si immagina possibili aggregazioni per aver più autorevolezza in sede europea.
Giusto per dare una visione più ampia sui nostri ritardi riporto il rapporto “DESI” 2019.
Le relazioni DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) è lo strumento mediante cui la Commissione Europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. L’insieme di relazioni si compone di profili nazionali e di capitoli tematici.
Desi 2019: classifica paradossale, Italia al 24mo posto. Guadagniamo una posizione? No!
CLICCANDO QUI il PDF del rapporto DESI 2019 per l’Italia.
Conclusioni provvisorie
È evidente che elencare “act” sui vari temi di investimento e su questi destinare i fondi finanziari (spesso non sempre adeguati) è un fatto puramente nominale non avendo visione strategica (che Paese dobbiamo essere entro 5-10 anni?) e capacità progettuale/operativa/gestionale. I motivi come tutti sanno sono i soliti e ben noti: incompetenza colpevole della classe politica (da noi eletta, è bene precisare), complicazione legislativa (decreti legislativi pensati e scritti secondo i manuali borbonici, quindi inapplicabili), burocrazia iper-stratificata, inadeguatezza della infrastruttura digitale della P.A. (vedasi INPS, ma non solo), etc.
Al netto dell’attuale crisi epidemica risulta più che evidente che i ritardi sono sostanzialmente strutturali, quindi si dovrebbe affrontare la strategia di rilancio in termini strutturali e sistemici, non autoreferenziali, ma immaginando il Paese tra 5-10 anni dentro le dinamiche mondiali e le opportunità offerte dalle tecnologie digitali (se si saprà poi governarle) e in sintonia con le auspicabili scelte europee (altro aspetto dolente).
Ma purtroppo come ci dice spesso Umberto Galimberti “la politica (con la “p” minuscola) non è più, e da tempo, la sede delle decisioni”.