Perché le imprese dovrebbero “trasformarsi” attraverso la tecnologia digitale?

Quando dialogo con imprenditori e manager che incontro durante le mie attività professionali – in particolare in questi momenti instabili – la più grande preoccupazione che mi esprimono è rivolta al senso di complicazione che attanaglia la loro organizzazione (dove spesso ne pagano le conseguenze clienti infastiditi e collaboratori frustrati): «Sappiamo che siamo complicati, ma come si fa a ridurre la complicazione?». «Ma questa tanto decantata digital transformation non è che poi ci complica ancora di più le cose?». Infine, la domanda più significativa ed emblematica: «Da dove partire?».

Purtroppo la complicazione rende l’organizzazione lenta, e quando un’organizzazione è lenta subisce inevitabilmente gli eventi, viene travolta dalla complessità. Allora, che fare? Prima di tutto dobbiamo capire cos’è la complessità e cos’è la complicazione: la prima ci è data e ad essa dobbiamo adattarci, la seconda quasi sempre è creata inutilmente da noi, genera costi impropri – spesso nascosti -, frustrazione, burocratizzazione, passività.

Il potere della semplicità è l’ingrediente principale per rendere l’organizzazione veloce, adattiva, reattiva. La semplicità libera energie e risorse, fattori che potranno essere impiegati più proficuamente per fare innovazione.

Dobbiamo comprendere quali leve e quali risorse possiamo utilizzare per semplificare le organizzazioni. Nel volume argomenterò intorno al valore della fiducia e alla tassa che si paga quando in azienda si respira un clima cupo e di sfiducia tra le persone; affronterò il tema della scarsità di risorse finite e di come gestirle al meglio; descriverò le leve concettuali e operative per procedere convintamente ed efficacemente nella semplificazione dell’organizzazione; infine affronterò la questione in ordine alle opportunità che ci offrono le tecnologie digitali per affidare a loro la complessità residua. L’importante sarà introdurre le tecnologie digitali, una volta capite le loro funzionalità e i potenziali nuovi paradigmi operativi che invocano, dopo che si è proceduto nella semplificazione organizzativa e di processo: fare l’inverso comporterebbe incrementare ulteriormente la complicazione, e sarebbe un guaio serio.

Il mio messaggio è molto semplice: dobbiamo eliminare il “colesterolo cattivo” che si è stratificato nelle organizzazioni perché annebbia la vista, mortifica le intelligenze, soffoca l’innovazione.

Dietro ogni argomento o dimostrazione vi è (o dovrebbe esserci) una tesi, la mia in sostanza è la seguente: la semplicità è oggi un’emergenza percepita dalle società altamente burocratizzate, dalle organizzazioni troppo complicate, dalle persone arrabbiate dal peso delle burocrazie e dai messaggi edonistici del recente passato; le persone cercano valori veri per riempire vuoti esistenziali e ideologici, per dare un senso al proprio operare in azienda, per utilizzare prodotti e fruire di servizi in modo semplice e intuitivo.

La semplicità, insieme alla fiducia e alla cooperazione tra le persone, è una leva fondamentale per rendere le organizzazioni veloci e adattive rispetto alla complessità crescente nel mondo caratterizzato da mercati ipercompetitivi, instabili, liquefatti. Non si deve parlare di crisi ma di metamorfosi, il mondo sta cambiando strutturalmente. É già cambiato! In sintesi, per semplificare, alle organizzazioni:

  • non servono modelli burocratici di management (sono solo gabbie);
  • non serve autoritarismo manageriale (indice di una scarsa leadership);
  • non servono manuali (ce ne sono già abbastanza!).

Serve:

  • distinguere la complessità data dalla complicazione creata, inutile e costosa;
  • cambiare il contesto operativo nel quale operano le persone: manager e collaboratori;
  • trasferire la complessità residua nelle tecnologie digitali: hanno più memoria e sono più veloci dell’uomo.

Fonte: Smart Management – Gianni Previdi – Edizioni Scuola di Palo Alto Milano – 2018

Immagine: www.coindesk.com

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