Human Manufacturing un’orchestra che crea armonia tra l’automazione e i lavoratori umani
Rabota è la parola in lingua ceca per lavoro, una parola non rassicurante derivando dal termine schiavo. Di schiavitù siamo costretti a riparlare da quando con l’avanzare del lavoro svolto dai robot le persone corrono il pericolo di essere costretti o autoindotti ad assecondare quanto richiesto dagli apparati controllati dall’intelligenza artificiale. Ci stiamo abituando a vivere così intimamente con le tecnologie da non prenderci la briga di esaminarle a fondo. È questa una sciagura da evitare rinnovando le leggi del pensiero umano superate dalla realtà.
Questa filosofia è rintracciabile anche in Comau, azienda che fa parte della galassia Fca e che presenterà in esclusiva il 2 dicembre prossimo il nuovo esoscheletro Mate-Xt, durante l’evento dedicato “Enhance the Future”. A giugno la società è stata dotata di un nuovo management (presidente Alessandro Nasi e Paolo Carmassi come amministratore delegato) in un’ottica di quotazione in borsa, dopo che lo scorso esercizio si è chiuso con un utile vicino al milione, dopo il rosso del precedente bilancio.
Comau, con Human Manufacturing un’orchestra che crea armonia tra l’automazione e i lavoratori umani
Comau, la più grande azienda italiana di automazione, è impegnata nel progetto Human Manufacturing (HuMan). Su Cordis, il servizio di informazione sulla ricerca e lo sviluppo della Comunità, si legge che HuMan è un progetto di ricerca e innovazione con 12 partner di 6 paesi europei finanziati dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea. L’obiettivo è creare luoghi di lavoro dove «L’automazione e i lavoratori umani operano in armonia per migliorare la produttività, la qualità, le prestazioni della fabbrica, nonché la soddisfazione e la sicurezza dei lavoratori. I progressi proposti dalle soluzioni HuMan rimuoveranno le barriere per: l’adattabilità e la flessibilità degli esseri umani ai continui cambiamenti dei luoghi di lavoro; l’allineamento di compiti nuovi e complessi con le capacità cognitive e fisiche umane; e la sincronizzazione degli obiettivi aziendali con le aspettative umane. Questi progressi avranno a loro volta un impatto significativo sulla capacità di personalizzazione, la produttività, la qualità, la soddisfazione dei lavoratori e rafforzeranno la posizione competitiva dei produttori dell’UE».
Nella prospettiva di Human Manufacturing cambia il lavoro, parola che racchiude in sé una molteplicità di attributi. Se nella società ancor prima che nell’economia il modus operandi è arrampicarsi sulla vetta dell’efficienza allocativa, allora tra quegli attribuiti spiccano il faticare (tensione del corpo e fatica della mente) e l’eseguire (compiere quanto disposto da altri). Se invece a prevalere è il passaggio dalla bassa all’alta istruzione salendo i gradini dell’apprendimento, troveremo in cima alla lista degli attributi il prepararsi (mettersi nelle condizioni di affrontare una situazione) e l’intraprendere (accingersi a un’impresa). Le passate rivoluzioni industriali hanno messo sul trono l’efficienza. È l’apprendimento che ne prenderà il posto nel dipanarsi delle vicissitudini legate all’automazione, all’intelligenza artificiale e alla robotica. Nell’età della meccanizzazione si produsse una strozzatura tra il fare e il pensare. La rivoluzione in corso esalta la figura dell’artigiano tecnologico la cui mano che opera e la testa che pensa sono intimamente connesse. Egli è titolare di un mestiere in cui l’interazione tra dita e mente combina l’educazione tecnologica con le arti liberali. Come spesso si ripete, non sempre con convinzione, fu Steve Jobs che nell’introdurre l’iPad 2 ebbe a dire: è nel dna di Apple che la tecnologia da sola non basta. «È la tecnologia sposata con le arti liberali, sposata con le discipline umanistiche, che ci restituisce i risultati che fanno cantare il nostro cuore».
Fonte:www.industriaitaliana.it