Non è detto che innovazione sia la stessa cosa di progresso…

Farinetti – fondatore di Eataly – in una intervista fece una acuta osservazione: «Non è detto che innovazione sia la stessa cosa di progresso». Naturalmente dovremmo metterci d’accordo sul senso dei due termini. Poi proseguì in alcune simpatiche provocazioni. Un ascensore super-tecnologico non è detto che sia più innovativo di una scala. Immaginiamo una scala di un comune condominio con le pareti che propongono una mostra sul rinascimento che si sviluppa dal piano terra fino all’ultimo piano, con riproduzioni di opere corredate di opportune didascalie che illustrano la genialità degli autori rinascimentali. Le persone, facendo inoltre un sano movimento, potranno vivere una inedita e leggera esperienza culturale, alcune si incroceranno nel pianerottolo e potranno scambiarsi impressioni sul quadro di Botticelli, sulla conoscenza dell’anatomia di Michelangelo scolpita nei dettagli del corpo del suo David. Se ci pensiamo bene questa è tutto sommato una esperienza più innovativa di tante barocche tecnologie che ci vengono incessantemente proposte e che spesso, dopo poco che le usiamo, non sappiamo più che farcene. In quella scala c’è molto più futuro. C’è semplicità. Il cavallo, predecessore dell’automobile, raggiungeva con le sue zampe il suo proprietario con un semplice fischio. L’automobile spesso la perdiamo negli immensi parcheggi di un centro commerciale e perdiamo tempo, ansiosi, nel ritrovarla. Il cavallo era (ed è) ecologico e quando esauriva le sue forze per l’anzianità sopraggiunta, poteva essere impiegato per la riproduzione. Immaginiamo ora una automobile, costruita con materiali totalmente riciclabili, che utilizza energia pulita, dotata di una tecnologia che ci permette di chiamarla a noi con il click su una applicazione del nostro smartphone. Se ci pensiamo bene questa futuribile automobile non è né più né meno di un cavallo! L’univa vera differenza sta nel fatto che può trasportare più persone e con maggiore comfort. Cosa ci dicono queste provocazioni? Che l’innovazione, quella vera, quella geniale, è quella che, in modo semplice, migliora la nostra vita. Pensare l’innovazione in questi termini significare mettere al centro dell’osservazione la persona. E la persona ama, nel contesto lavorativo, nell’uso di un prodotto, nel ricevere un servizio, fare esperienze semplici.

«Gli innovatori del rinascimento scoprivano come collegare ciò che era possibile con ciò di cui vi era bisogno».

Gibson

L’inevitabile simbiosi tra l’uomo e le tecnologie potrà generare, se sapientemente metabolizzata, contesti lavorativi dove le persone potranno liberare le proprie intelligenze ed energie, dove l’umanesimo (valorizzazione dell’ingegno e della creatività delle risorse umane) che ha caratterizzato il nostro glorioso rinascimento, potrà riemergere in nuove forme per dare un senso umano all’uso delle tecnologie, un tocco di vivido colore per creare inedite forme d’innovazione di valore la cui cifra è l’esperienza di semplicità offerta.

In questi anni ho conosciuto tanti e diversi imprenditori, manager, operativi. Molte di queste persone dispongono fattivamente o potenzialmente di genialità, creatività, attenzione al fattore umano, plasticità mentale insieme ad una sana pragmaticità e radicato buon senso. Ingredienti questi che il mondo ci invidia. Insomma vi sono tutti gli ingredienti per immaginare un possibile Rinascimento 2.0.

«Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?».

Eliot

 

Fonte: #Smart Management – Gianni Previdi – Scuola di Palo Alto – 2019

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