Motore a scoppio o a vela?
«Nell’era elettronica dell’informazione istantanea spariscono sia il tempo (…) sia lo spazio (…). E l’uomo pone fine al suo compito di specialista frammentario per assumere la funzione di raccoglitore d’informazione. Recupera così il concetto inclusivo di “cultura” esattamente come il raccoglitore di cibo primitivo che lavora in pieno equilibrio con tutto il suo ambiente. In questo nuovo mondo nomade (…) la nostra preda è la conoscenza e la comprensione dei processi creativi della vita e della società».
McLuhan
Per abbracciare i nuovi paradigmi per fare innovazione di valore dobbiamo prima “disimparare” le vecchie logiche dell’epoca “pre-digitale”, e ciò non significa dimenticare, ma sapere elaborare nuovi modelli di business, nuovi modelli di governance, nuovi modi di pensare l’innovazione.
In altri termini dobbiamo passare dal paradigma del “motore a scoppio” che per funzionare ha continuamente bisogno di carburante (l’energia chimica, tra l’altro inquinante) al paradigma della “vela” che usa ciò che già si trova in natura, l’energia cinetica dei venti.
Chi interpreta il paradigma della “vela” si pone un obiettivo e individua di volta in volta (opportunisticamente) la corrente d’aria (che possiamo qui traslare col termine “energia digitale”) più utile (in funzione delle vele, i suoi asset) per il più rapido raggiungimento del suo obiettivo.
Il nuovo paradigma tecnologico digitale denuda la crisi del paradigma industriale delle epoche precedenti creando incertezze ma anche prospettive straordinarie. Forse siamo ad un cambio di epoca, come quando l’uomo sapiens entra nell’epoca paleolitica in cui inizia a costruire le prime “cose” tecniche, strumenti per la caccia e la raccolta. Potremmo dire che l’uomo digitale in questa epoca, che il filosofo Floridi definisce “Iper-storia”, è come il cacciatore paleolitico, a caccia di “strumenti tecnologici”, approfitta di questi come la vela approfitta dell’energia cinetica dei venti per muoversi; l’uomo digitale è nomade, viaggia leggero, usa le risorse che trova (energie digitali in simbiosi con le idee di innovazione) per raggiungere i suoi obiettivi, non necessariamente per accumularle, in quanto in poco tempo queste, altra prerogativa della nostra epoca, diventano maledettamente obsolete.
Si, la leggerezza, come ben ha descritto Italo Calvino in Lezioni americane, anticipando i mutamenti della nostra folle epoca, precisando subito che per leggerezza non si intende vaghezza o abbandono al caso, ma al contrario precisione e determinazione.
«…qualcosa che è contraddistinto da tre caratteristiche: 1) è leggerissimo; 2) è in movimento; 3) è un vettore di informazione».
Italo Calvino
Chi fa impresa oggi, dovrebbe sempre stare in prossimità della soglia del caos, là dove si genera innovazione, anche osservando cosa succede in altri settori, per non rimanere imprigionati nella logica autoreferenziale.
Con l’IIoT (Industry Internet of Things) cambiano (possono) ad esempio i business model, dalla produzione di massa si passa in tanti settori alla customizzazione di massa (e conseguente polverizzazione degli ordini), dal ciclo tradizionale di vendita discreta (passaggio di proprietà del prodotto dal produttore al cliente) al paradigma “product as a services” dove il prodotto è un componente di un servizio che in certi settori avanzati include anche la manutenzione predittiva remota.
Cambiano anche le logiche produttive e logistiche a seguito dei processi di automazione, della inarrestabile invasione della robotica, della connettività di “tutto”, dove le fabbriche in futuro saranno tendenzialmente vuote di persone, ma ad alto contenuto tecnologico. Le persone saranno impiegate prima del momento produttivo (nel design e nella progettazione) e dopo (nei servizi di post-vendita e nel marketing). Ambiti produttivi – le fabbriche ad alto contenuto tecnologico digitale – dove la produttività è sicuramente alta. Peccato che negli uffici amministrativi, commerciali e altri ancora le persone tuttora lavorano come nelle epoche pre-digitali, dove la produttività di fatto non ha segnalato alcun miglioramento, né quantitativo (efficienza) né qualitativo.
Fonte: Gianni Previdi – INNOVATION NOW – Scuola di Palo Alto – 2020