Immuni è più vicina, ecco le Api di Apple e Google per il sistema di notifica
Disponibile il software che renderà interoperabili i servizi utilizzati dai governi per tracciare la diffusione del contagio da Covid-19 e rilasciare gli “avvisi” di avvenuta esposizione al virus
Apple e Google hanno rilasciato la Api (Application programming interface) sviluppata congiuntamente che servirà ad abilitare le app di tracciamento che 21 Paesi – tra cui l’Italia con Immuni – intendono mettere in campo per contenere il contagio da Covid-19. La tecnologia di exposure notifications è quindi ora disponibile per le agenzie di sanità pubblica e per i governi sia su iOS che su Android. Il software non è monetizzato, è riservato alle autorità sanitarie pubbliche e verrà disattivato su base regionale nel momento in cui non sarà più necessario. Servirà a creare una serie di mobile app nazionali che dopo una decina di giorni di test dovrebbero essere operative e in grado di avvisare le persone quando sono esposte al virus, senza registrare la loro posizione geografica. “Le exposure notifications non sostituiscono le tecniche di contact tracing tradizionale”, sottolineano Apple e Google, “ma mirano ad aumentare gli sforzi profusi in tal senso”.
Massima attenzione alla privacy per favore l’adozione dell’app
Ogni utente può decidere se attivare o meno le notifiche di esposizione. Come detto, il sistema non raccoglie o utilizza la posizione dal dispositivo e se a un individuo viene diagnosticato il Covid-19, sta a lui decidere se segnalarlo o meno nell’app per la salute pubblica. Come sottolineato dalla ministra per l’Innovazione Paola Pisano, il servizio “oltre ad accrescere l’efficienza dell’app in un quadro di tutela della privacy aumenta anche la possibilità di rendere interoperabile l’app italiana con altre utilizzate all’estero. Viene facilitata la condivisione dei codici dei cittadini stranieri trasmessi in forme tali da proteggere la riservatezza degli utenti”. Proprio perché l’adozione da parte degli utenti sarà la chiave del successo, ci sono buone ragioni per pensare che gli strumenti a tutela della privacy previsti dal software contribuiranno a incoraggiare la diffusione.
Fonte: https://www.corrierecomunicazioni.it/
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