Forse è giunto il momento di disegnare l’organizzazione liquida – 2.3
Credo che il modello che più di altri ci permette di individuare le risposte sia quello olonico. Gli elementi costitutivi di un sistema olonico (altri potrebbero suggerire quello frattale) sono:
- Un sistema di valori condiviso.
- Una articolazione organizzativa autonoma e distribuita.
- Un sistema (informativo) che colleghi tutti i nodi della rete.
Pertanto, l’azienda, intesa secondo questo paradigma, è un insieme di unità operative autonome che agiscono in modo integrato e organico, nell’ambito di un sistema a rete di tipo olonico, per ri-configurarsi ogni volta al meglio come catena di generazione di valore più adatta per risolvere determinati problemi e per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta. Le unità operative autonome possono essere piccole aziende o parti di grandi aziende ma che riproducono al loro interno tutte le funzioni e le necessarie competenze.
La complessità insita nelle organizzazioni (tanti enti e tante relazioni contemporaneamente) rispondono ad alcune leggi: le leggi che è bene sempre tenere a mente mentre si osservano i comportamenti del sistema nel suo complesso.
Altra domanda: «Cosa è una organizzazione d’impresa?». Posiamo rispondere che è l’insieme di attività che devono essere svolte in un contesto complesso (spesso aggravato dalle complicazioni da noi stessi create) per renderlo ordinato e gestibile. Oppure: l’insieme di risorse finanziarie, umane e strumentali che, coordinate e finalizzate, si propongono di raggiungere uno scopo.
Peccato che oggi con l’aumento in accelerazione della complessità esterna (velocità, discontinuità, etc.) e la non disponibilità di modelli di management adeguati a rispondere a tale complessità, si crea per inerzia la complicazione interna.
Un contributo ci viene dalle teorie dei sistemi complessi declinati sull’organizzazione aziendale: un sistema complesso è composto da tanti elementi fra loro interdipendenti aventi propri comportamenti singolarizzati che assumono una possibile spiegazione (provvisoria) solo osservando il comportamento del sistema nel suo complesso.
Così l’intelligenza che esprime un determinato sistema adattivo è di tipo connettivo-relazionale (orizzontale), non verticale-gerarchico. Nei cambiamenti, tanto maggiore è l’intelligenza connettiva-relazionale, tanto maggiore è il movimento e dunque la rapidità di reazione al cambiamento.
Dove nasce la distinzione tra l’intelligenza orizzontale e quella verticale?
Prima di Cartesio vi erano due filosofie, una centrata sulle riflessione dell’Essere (l’uomo) nella sua condizione nell’universo (si leggano le riflessioni di Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Bernardo Telesio) e l’altra più teologica, rivolta alla riproposizione della dicotomia platonica tra l’Essere perfetto (Dio) e l’Essere perfettibile (l’uomo), una visione di fatto che idealizzava la necessità della gerarchica (su cui si basò la società medievale).
In seguito, con la filosofia cartesiana si scompone l’Essere in due dimensioni:
- Dimensione razionale. Intesa come la manifestazione dell’intelligenza verticale e specialistica. Per alcuni è l’effetto della scrittura, grazie al suo procedere analitico e lineare nella descrizione delle cose e dei momenti (anche qui se sei interessato all’evoluzione del linguaggio potrai trovare approfondimenti nel mio “#Social.Media.Mente”).
- Dimensione naturale. Intesa come intelligenza orizzontale e connessa al mondo. Purtroppo questa dimensione è stata di fatto trascurata per diverso tempo.
Connettere le menti delle persone attraverso gli spazi fisici e le infrastrutture tecnologiche digitali, permette di simulare stimolanti forme sociali, empatie tra i team, auto-responsabilità, cooperazione, condivisione delle conoscenza, comunicazione veloce.
Permette la convergenza delle competenze disponibili nel luogo e nel momento in cui il problema o la opportunità possono trovare la soluzione.
Fonte: Gianni Previdi – #SMART MANAGEMENT – 2018 – Scuola di Palo Alto