Big Tech: utili record, ma licenziamenti di massa.
La Gabanelli ci batte sempre!!
Una analisi attenta e preoccupante sul fenomeno dei licenziamenti di massa nelle aziende BIG TECH introduce importanti elementi delle relazioni tra investimenti nelle tecnologie digitali e ricadute occupazionali e di reddito nell’insieme dell’economia.
Nella ricerca delle cause, sarebbe stato ancora più interessante verificare l’incremento di occupazione negli anni della pandemia dovuto agli enormi incrementi di fatturato delle Big Tech nello stesso periodo.
Questi tipi di aziende assumono e licenziano con grande facilità in risposta alla dinamica della domanda anche se non motivata dal volume quanto dalla necessità di nuova tecnologia.
Il mercato di software e servizi ha una grande flessibilità di intervento sulla dinamica dei consumi, avendo costi variabili (legati ai volumi) molto bassi con facilità è in grado di assorbire aumenti repentini della domanda o cali della stessa.
Quello che non è in grado di fare e di generare velocemente codice per gestire nuove funzionalità e nuove architetture e, da utenti, abbiamo visto con chiarezza l’impegno a partire dalla fine del 2019 nel perfezionare l’erogazione dei servizi delle piattaforme.
Impegno che ha mostrato la forte competizione per la conquista/spartizione del mercato mondiale.
Sarebbe interessante verificare che ad un importante incremento occupazionale di personale necessario per mettere a punto l’offerta di servizi, una volta che questi si sono definiti, sono diventati un asset, la forza lavoro aggiuntiva necessaria a generarli non era più necessaria ed è stata dismessa con la stessa velocità con cui era stata assunta.
Tesi tutta da dimostrare, ma spiegherebbe i licenziamenti in aziende che continuano a crescere a due cifre. Guarda caso l’unica azienda che non ha avuto questo comportamento è APPLE, che è l’unica a non avere una diffusa piattaforma di servizi.
Enrico Parisini (Presidente ASSI)
Buona lettura.